Una maxi-operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo è attualmente in corso, con diversi fermi disposti. Per il momento, gli arresti hanno riguardato 181 persone. Coinvolti boss della mafia, “colonnelli”, estortori di diversi “mandamenti” e uomini d’onore.
L’inchiesta, condotta dai carabinieri e coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia e dalla procuratrice aggiunta Marzia Sabella, ha svelato l’organigramma delle principali famiglie, gli affari dei clan e l’ennesimo tentativo di Cosa nostra di ricostituire la Cupola provinciale e di reagire alla dura repressione che negli ultimi anni ha portato in cella migliaia di persone. I principali mandamenti coinvolti nell’indagine sono quelli di Santa Maria di Gesù, Porta Nuova, San Lorenzo, Bagheria, Terrasini , Pagliarelli e Carini.
Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsioni, consumate o tentate, aggravate dal metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, favoreggiamento personale, reati in materia di armi, contro il patrimonio, la persona, esercizio abusivo del gioco d’azzardo.
Negli ultimi anni Cosa Nostra ha cercato di ricostruire la propria cupola, mescolando vecchie tradizioni con nuove strategie, tra cui l’uso della tecnologia. I boss non si incontrano più nei tradizionali summit, ma usano chat criptate e videochiamate per comunicare, persino dal carcere, grazie a telefoni cellulari nascosti. Erano talmente sicuri di non poter essere intercettati da non prendere alcuna precauzione nelle riunioni online per decidere le strategie di riorganizzazione della commissione provinciale. A tal punto da svelare i nomi dei capi dei diversi mandamenti e i nuovi organigrammi. Non sospettavano che dall’altra parte i carabinieri del reparto operativo e del nucleo investigativo guidati dal colonello Ivan Boracchia e dal tenente colonnello Domenico La Padula stessero ascoltando ogni parola dopo essere riusciti a bucare la crittografia dei loro telefoni.
Tra i nomi chiave dell’inchiesta emergono: Tommaso Lo Presti, ritenuto uno degli esponenti di vertice della mafia palermitana; Stefano Comandè (Porta Nuova); Francolino Spadaro (Kalsa); I fratelli Nunzio e Domenico Serio (San Lorenzo); Francesco Stagno (San Lorenzo); Guglielmo Rubino (Santa Maria di Gesù); Gino Mineo e Giuseppe Di Fiore (Bagheria). Le indagini hanno documentato il tentativo di riformare una nuova cupola dopo gli arresti seguiti alle operazioni “Perseo” (2008) e “Cupola 2.0” (2018).
L’operazione rappresenta un duro colpo per Cosa Nostra, che si conferma in difficoltà nel ricostruire il proprio assetto. Il modello della cupola mafiosa tradizionale sembra ormai superato, ma i boss cercano comunque nuove strategie per mantenere il controllo del territorio.