Come Volevasi Dimostrare. Per la nona volta su dieci consultazioni referendarie abrogative, il Quorum non viene raggiunto: l’affluenza nazionale si attesta intono al 30% (pelo più, pelo meno); in Sicilia ancora peggio, intorno al 23%, ben al di sotto della media nazionale.
Il Flop, senza se e senza ma, è servito. E lo è su ogni fronte in quanto la CGIL, le sinistre e (purtroppo) il PD hanno provato a narrare ogni sorta di racconto e significato politico. Doveva essere il trionfo dei diritti dei lavoratori, ma non sono riusciti a convincere gli elettori; doveva essere la rinascita della sinistra, ma si conferma il totale scollamento dalla realtà del fronte progressista italiano; doveva essere una spallata al Governo Meloni, almeno un “avvertimento” ed hanno finito per fallire miseramente.
Un grande e costoso sondaggio a spese delle casse pubbliche (sapete che ogni referendum costa circa 400 milioni di euro allo Stato?) ma soprattutto della sacralità dell’Istituto referendario, avendo provato affannosamente e disperatamente a lanciare appelli al voto, anatemi ed allarmi democratici privi di senso ed evidentemente inefficaci (certo, ci saremmo risparmiati volentieri anche gli appelli ad “andare al mare”, ma soprattutto gli appelli sguaiati, beffardi ed irriverenti di alcuni rappresentanti istituzionali o di qualche comunicazione di partito!).
E’ l’insopportabile vizio di trasformare i Referendum in qualcosa di “politico”, utilizzati da una parte o dall’altra per avere qualcosa di cui parlare mentre il vuoto cosmico pervade il panorama delle proposte nazionali.
La sinistra è orami incapace di parlare alla gente, incapace di affrontare le sfide del mondo del lavoro che invece urlano attenzione: in un mondo in cui ci si dovrebbe interrogare sugli impatti dell’intelligenza artificiale, su un modo completamente nuovo di immaginare il rapporto con il concetto stesso di “lavoro”, in un paese dove il potere di acquisto dei lavoratori e delle famiglie continua a crollare sotto i colpi di aumenti spropositati ed inflazione che urla di salari minimi più alti, mentre le imprese più all’avanguardia istituzionalizzano lo smart working, il welfare aziendale, la settimana corta a parità di stipendi, la sinistra italiana ed il principale sindacato che fa? Ma parla di tornare agli anni ’70, no? (cosa ovviamente nemmeno vera, ma ci hanno provato a venderla così!).
Non ci sono, però, vincitori in questo flop. Non ha vinto chi voleva “misurarsi” su una posizione, non ha vinto chi i referendum ha promosso, ma non ha vinto nemmeno chi ha invitato ad “andare al mare”. Perché no, non è stato un referendum su Meloni ed il suo Governo. Non è per questo che gli italiani non hanno votato, non per sottolineare fiducia alla destra od al Generale dalla spiaggia.
Bastava chiacchierare con gli amici, i cittadini, la gente, per percepire lo sconcerto ed il distacco. Molti non sapevano neppure che si votasse. Chi lo sapeva fino ad ieri chiedeva “ma per cosa si vota?” e quando provavi a spiegare qualcosa, lo sguardo era di chi, guardandoti, pensava: e da me che vogliono? Che significa sta cosa? E’ la stragrande maggioranza dei cittadini, quelli che troppo spesso “non votano” ma anche chi invece la politica vorrebbe capirla, seguirla, sentirsi rappresentato mentre invece è costretto in uno schema preconfezionato senza diritto di parola.
Non ha vinto nessuno, anche se diranno tutti il contrario. Di certo, la politica continua a perdere. E non è un bene.
Giacomo D’Annibale