Succede in un’abitazione di Mazara del Vallo che qualche sera fa una famiglia fa uno strano ritrovamento. Dopo aver acquistato una confezione di succo multivitaminico ACE e dopo averlo messo in frigo, uno dei figli apre il tappo della confezione nuova e beve diversi bicchieri di succo. Fin qui non sembra esserci nulla di strano, se non fosse che, una volta dimezzato il quantitativo di ACE, il ragazzo provando a versare altro contenuto nel bicchiere, non riesce in quanto sembrava che qualcosa ostruisse il passaggio del liquido. Effettivamente, come ci racconta uno dei genitori: “scuotendo la confezione si sentiva che all’interno ci fosse qualcosa”. Dapprima hanno cercato di intravedere qualcosa dal foro del tappo, ma poi non riuscendo a capire, i genitori, hanno provveduto a tagliare la confezione facendo uno strano ritrovamento. All’interno del brik vi era un oggetto molliccio, gelatinoso, ammuffito, una specie di crepes arrotolata.
Immediatamente i genitori hanno allertato il comando di Polizia municipale di Mazara e hanno consegnato la scatola all’ufficio igiene alimentare dell’ASP di Trapani in quanto nelle ore successive il figlio ha avuto anche alcuni problemi intestinali. Dopo un consulto medico-pediatrico difatti urge capire di che sostanza è composto l’ oggetto in quanto potrebbe essere nulla di grave come potrebbe essere qualcosa di più particolare e magari dentro il corpo del ragazzo incuba qualche batterio che fra qualche mese potrebbe sfociare in qualche malattia molto più seria rispetto al semplice mal di pancia, fermo restando l’evidente muffa.
Dopo circa sei giorni di attesa, nella giornata di ieri l’ASP di Trapani ha risposto alla famiglia dicendo che il materiale ritrovato è sequestrato nel frigorifero dell’ASP ma che, si legge, “non è stato possibile procedere ad alcun accertamento analitico, tendente a contestare al produttore qualsivoglia illecito, poiché il reperto è stato manomesso ed esposto a contaminazioni.” In sintesi l’ASP dice che, essendo che la famiglia ha manomesso la confezione, non possono sapere se l’oggetto era già lì dentro ed essendo contaminato, quindi, non lo possono esaminare.
Come ci riferisce la famiglia però: “la nostra priorità non è di certo fare causa all’azienda, quello sarà un aspetto che valuteremo in un secondo momento, per noi è importante adesso sapere cos’è questo oggetto così da capire come e se dover somministrare qualche cura a nostro figlio.” Poi l’appello: “se l’ASP non vuole aiutarci a tutelare la salute di nostro figlio, che quantomeno ci restituisca il reperto, prima che si deteriori ulteriormente, e provvederemo noi privatamente ad esaminare il contenuto della confezione. Non possiamo rischiare che mio figlio abbia ingerito qualche sostanza nociva e fra qualche settimana o mese poi ne dobbiamo piangere le conseguenze”.
Roberto Marrone