A quasi mezzo secolo dall’eccezionale ritrovamento del “Giovinetto di Mozia” nel 1979, l’isola fenicio-punica torna a sorprendere: è stata infatti riportata alla luce una nuova statua greca in marmo, questa volta raffigurante una figura femminile.
La scoperta è avvenuta nell’Area K del Ceramico di Mozia, una delle maggiori officine ceramiche puniche del Mediterraneo centrale, durante gli ultimi giorni della campagna archeologica condotta dall’Università di Palermo, sotto la direzione dell’archeologa Paola Sconzo. L’intervento è stato realizzato in convenzione con l’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana.
Si tratta di una scultura greca in marmo, risalente secondo gli studiosi al periodo tardo-arcaico, alta 72 centimetri. Sebbene manchino la parte superiore del corpo e la testa, la figura conserva tratti iconografici leggibili: è una donna in cammino, vestita con un chitone e un himation – tipici abiti della Grecia antica – poggiata su un piccolo piedistallo.
“La frattura all’altezza del torso – spiega la professoressa Paola Sconzo – non è frutto di un danneggiamento intenzionale, ma dovuta al metodo di assemblaggio originale: la statua era realizzata in due blocchi, uniti mediante tenoni metallici, di cui restano le tracce nei fori visibili sulla superficie di taglio”.
Per secoli la statua è rimasta distesa in posizione orizzontale, appoggiata sul margine di una vasca destinata alla lavorazione dell’argilla. Questo elemento è databile al V secolo a.C., epoca di massimo sviluppo produttivo per la città.
“La deposizione della statua – continua Sconzo – sembra collegarsi all’ultima fase di utilizzo dell’officina, probabilmente coincidente con l’inizio dell’assedio di Dionisio nel 397 a.C. È plausibile che la scultura fosse in origine collocata all’interno dell’officina stessa, forse legata a nuove strutture emerse durante gli scavi di quest’anno”.
A testimoniare l’importanza della scoperta è tornato a Mozia anche l’archeologo Gioacchino Falsone, che nel 1977 aveva guidato la missione durante la quale fu ritrovato il celebre Giovinetto.
Questo nuovo ritrovamento conferma non solo la presenza nell’antica città fenicia di opere d’arte greca di grande valore, ma anche l’intensità delle relazioni culturali tra le civiltà greca e punica nella Sicilia di età arcaica e classica.
“Un risultato straordinario – commenta l’assessore ai Beni culturali e all’Identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato – che sottolinea l’importanza del lavoro quotidiano di tutela e ricerca. La Sicilia, crocevia di civiltà per secoli, continua a regalarci testimonianze uniche che meritano di essere valorizzate e condivise con il mondo”.