Si avvicinano le elezioni e, come sempre, iniziano le manovre per preparare il terreno all’appuntamento, anzi, agli appuntamenti. Per provare ad avere un quadro più completo, infatti, proveremo a tracciare il percorso, ormai avviato, che porterà alle prossime elezioni nazionali e regionali in Sicilia.
Calabria, Campania, Marche, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto saranno chiamate al voto entro l’autunno del 2025 e saranno un vero e proprio banco di prova, perché, piaccia o no, con l’attuale legge elettorale, senza una coalizione la partita è già persa in partenza.
Se da un lato, però, il centrodestra, con tutte le sue divisioni e divergenze, una coalizione lo è davvero, tenuta insieme da una cultura di governo e spinta, come tutto il mondo occidentale, dal populismo estremo e dilagante, parecchio in salita sembra la strada del cosiddetto “campo largo”, che non solo dovrà nascere e nascere bene, ma dovrà dimostrarsi credibile ed affidabile agli italiani. Certo manca una leadership vera ed autorevole, certo le distanze ed i metodi delle varie forze sembrano ancora inconciliabili e quella cultura “di Governo” sembra stentare a radicarsi, ma senza risolvere queste questioni la sconfitta sarà inevitabile.
Più sottili e decisamente meno “pubbliche” sono le questioni tutte interne al centro destra, la cui leadership di Giorgia Meloni non è di certo contendibile con i soggetti attualmente alla guida delle altre forze che compongono la coalizione di maggioranza. Se da un lato Fratelli d’Italia cerca un radicamento territoriale, forse consapevole che il grande consenso nazionale non è assestato, chiedendo spazio alle elezioni amministrative, le altre forze del centrodestra sono impegnate proprio a non cedere spazi vitali sui territori al partito di maggioranza relativa.
In Sicilia, nel frattempo, cominciano a vedersi le prime strategie. Se sembra tramontata la possibilità di Fratelli d’Italia di esprimere la Presidenza della Regione, dentro Forza Italia, prima forza politica in Sicilia, è iniziata la battaglia tra le correnti per il dopo Schifani, certamente politico navigato e con l’autorevolezza necessaria a tenere a bada il Palazzo ma, forse anche per energie e questione anagrafica, lento nell’imprimere alla Sicilia una svolta tangibile, cosa che comincia a sembrare inevitabile soprattutto su alcuni temi fondamentali quali rifiuti, emergenza idrica e Sanità anche alla politica stessa.
Di questa esigenza si fa carico il vice presidente della Camera dei Deputati, Giorgio Mulè, insieme ad una fetta consistente ed in crescita del partito. Certo sarà da capire se Forza Italia stia andando verso una nuova era, per così dire, post Berlusconi e se, proprio in vista di una nuova discesa in campo di uno dei rampolli di famiglia, Marina o Piersilvio, si intende provare proprio in Sicilia, storico laboratorio, un nuovo modello in grado di riportare riformisti, liberali e moderati alla guida della coalizione di centrodestra.
Non stanno a guardare di certo le forze “locali” che, nello scacchiere della Regione, non sono certo ininfluenti, dalla D.C. di Cuffaro, che guarda alla Lega magari per un patto federativo e qualche seggio garantito alle Nazionali, a Grande Sicilia che invece prova a fare dei ragionamenti con Schifani e la sua area del Partito, sebbene proprio Miccichè, Lagalla e Lombardo siano stati sempre i più critici nei confronti del Presidente attuale… ma si sa, la Politica può questo ed altro o magari è la conferma che Schifani chiuderà qui il suo onorevole percorso politico.
Ma se il campo largo stenta a decollare e far breccia sul livello nazionale, in Sicilia la situazione non è certo migliore. Proprio su quei temi fondamentali, le distanze tra le forze di opposizione che dovrebbero federarsi sembrano siderali, i metodi sembrano inconciliabili e ciascuno, a cominciare da La Vardera che punta ad erodere buona parte dei consensi a grillini e De Luca, sembra voler giocare la propria partita senza entrare nel merito; merito che, invece, sarà inevitabile da affrontare agli occhi degli elettori.
I giochi sono di certo cominciati e lo si vede chiaramente in ogni comune, a partire dalle vicende locali che stanno cominciando a dominare le scene. Scaramucce che di certo non appassionano gli elettori comuni, che invece attendono risposte amministrative.