Premesso che ogni popolo ha diritto a indipendenza, autodeterminazione e sovranità territoriale, e che ogni forma di violenza, da qualunque parte giunga, va sempre e comunque condannata, la storia, da sempre, rappresenta l’indispensabile chiave di lettura per comprendere le dinamiche del presente, prima di immaginare la costruzione di un eventuale futuro di pace e prosperità.
La mobilitazione proPal, che ha riempito le piazze italiane con l’obiettivo di inneggiare alla liberazione della Palestina e alla cessazione dei bombardamenti israeliani, trasformatosi in una pietosa protesta contro il governo italiano, ha visto protagonisti tantissimi giovani e studenti che, certamente mezzo secolo fa, non sono stati testimoni inermi degli attacchi terroristici compiuti da gruppi di fuoco palestinesi sul suolo italiano.
Ricostruiamo i fatti perché solo la storia può aiutarci a capire il presente e può anche servire da monito prima di assumere posizioni estreme. Non dimentichiamo che il fil rouge per ognuno di noi sono sopra ogni cosa la pace e l’avversione contro ogni forma di repressione dei diritti umani, quella pace ‘disarmata e disarmante’, se vogliamo prendere in prestito le parole del pontefice Papa Leone.
Però a coloro che, indiscriminatamente, vestono i panni di difensori del popolo palestinese, è giusto ricordare quanto subìto dal nostro Paese nel 1973 e nel 1985.
Cinquantadue anni orsono, a Fiumicino, un attentato terroristico compiuto da un commando palestinese ha provocato la morte di 32 persone.
Il 17 dicembre del 1973, infatti, poco prima delle 13, tra l’area transiti e la piazzola delle partenze A/15 dello scalo romano di Fiumicino, un commando di cinque terroristi palestinesi, che si sospettava appartenessero al gruppo Settembre Nero, prese in ostaggio alcuni passeggeri su un Boeing della PanAm che si trovava sulla pista in attesa di decollo. I terroristi gettarono alcune bombe a mano all’interno del velivolo, devastandolo e massacrando orribilmente trenta innocenti, a cui se ne aggiunsero altri uccisi durante la fuga, con nove ostaggi a bordo di un altro Boeing della Lufthansa, che faceva tappa ad Atene per rifornimenti.
Il bilancio complessivo dell’azione fu di 32 morti, sei dei quali italiani: i tre componenti della famiglia De Angelis, Giuliano, Emma e la loro figlioletta Monica, l’ingegner Raffaele Narciso, il giovane finanziere Antonio Zara (ucciso mentre cercava di fermare i terroristi in fuga) e il tecnico della compagnia di servizi aeroportuali Domenico Ippoliti (rapito a Roma e ucciso ad Atene).
Il 27 dicembre del 1985, ancora, l’Europa venne sconvolta da un doppio attacco terroristico che colpì gli aeroporti di Roma Fiumicino e Vienna Schwechat. Le responsabilità furono in seguito attribuite a due commando del gruppo estremista palestinese Abu Nidal. Le vittime civili furono 13 nello scalo italiano e 3 in quello austriaco, più diversi terroristi.
Alle 9.05 del mattino, quattro uomini armati assaltarono gli sportelli della compagnia israeliana El Al Airlines e dell’americana TWA. Il commando aprì il fuoco con fucili d’assalto e lanciò bombe a mano, colpendo i passeggeri in fila per il check-in bagagli, in maniera indiscriminata. Furono uccise 13 persone (tra cui un diplomatico statunitense, un addetto alla sicurezza israeliano e un generale messicano). Altre 76 rimasero ferite.
La Palestina ha, senza ombra di dubbio, diritto alla propria sovranità, ma dovrà dimostrare di saperla difendere con le regole democratiche e sicuramente non impugnando le armi e compiendo azioni terroristiche.
Giuseppe Messina


















