Odio dire: “l’avevo detto” ma in realtà l’avevo realmente detto e non dalla scorsa partita ma da oltre un mese.
Il calcio è facilissimo, è lo sport più bello al mondo e solo perché siamo noi a renderlo difficile e brutto sta lentamente perdendo un po’ del suo storico appeal.
I giocatori devono giocare nel proprio ruolo, stop!
Non ci sono altre logiche se non quelle della follia sportiva, dell’anarchia e dell’egocentrismo.
Tutto ciò vale da preambolo per inserire il racconto di Palermo-Pescara 5-0, una festa nella festa: il giusto epilogo di una due-giorni storica che ha visto scendere a Palermo una parata di leggende e di beniamini come mai si era visto in un solo colpo: più di 50 ex di tutti i tempi tra campioni del mondo, ottimi giocatori, simboli, meteore e perfino chi il Rosanero l’ha indossato pur non scendendo mai in campo ufficialmente (vedi Corsino).
Da Luca Toni ad Amauri, da Zauli a Zaccardo e poi Pastore, Sorrentino, Brienza, Biava, Bovo, Carrozzieri, Migliaccio, Santana, Rispoli, Bolzoni, Morganella, Alex Trajkovski, Gianluca Berti, il gallo Belotti, tutti accomunati dall’era zampariniana, per poi passare all’epoca-Sensi con Bombardini, fino al periodo Ferrara-Polizzi con i picciotti Vasari, Galeoto, Giacomo Tedesco, ma anche Beppe Iachini (poi tornato come allenatore vincente) Luca Cecconi, Parisi, Cardinale o ai rappresentanti delle rinascite del 1987 e del 2019 come Santino Nuccio, Sampino, Cracchiolo, Conticelli, Pocetta, Pelagotti, Floriano, Martinelli, Ricciardo, Martin lo stesso Corsino, fino ai simboli dell’era Gambino e Parisi come Gianpaolo Montesano e Gianni De Biasi, di quella Barbera come Pasquale Borsellino, Totò Vullo e poi due meteore accomunate dal sogno di un gol in B da subentrati dalla squadra Primavera come Giovanni Tarantino e Giancarlo Ferrara, e, a memoria, Lamia Caputo, Ignoffo, De Rose, Nuccio Barone, Lo Faso e forse qualcun altro che sto certamente dimenticando oltre ad un paio che, onestamente e stranamente, non ho riconosciuto.
Dispiace non aver rivisto campioni inenarrabili come Miccoli o simboli come Corini, Biffi, Sicignano, Cappioli o allenatori che hanno lasciato il segno come, Delio Rossi, Ballardini, Arcoleo, Baldini, lo stesso Pergolizzi che ci ha riportati in Legapro ma era anche impensabile che tutti potessero intervenire o che nessuno avesse impegni insormontabili al netto dei propri vincoli da tesserati come i vari Dybala, Grosso, Vazquez, Cavani e Ilicic.
Cinque gol al Barbera non si vedevano da tempo ma la partita non era iniziata sotto i migliori auspici con il Pescara che, oltre ogni più rosea aspettativa di Vivarini, nei primi 15-20 minuti riusciva a mettere paura per ben 3 volte seriamente alla squadra rosa.
L’undici messo in campo da Pippo Inzaghi riportava qualche variazione che ci convinceva parecchio: 3-5-2 con l’esclusione di Diakitè, lo spostamento di Pierozzi sulla fascia destra (laddove DEVE stare sempre!!) e lo schieramento di Berezinscky come braccetto di destra.
In mediana fuori dall’inizio Segre e doppio regista con Ranocchia più arretrato, Palumbo vertice alto del triangolo dei mediani più Gomes a randellare e ripartire.
Nessun trequartista ma 2 punte delle quali la seconda (anche ieri Le Douaron) lì a correre e svariare per due.
Ci aspettavamo una partita convincente, un segnale netto di rottura rispetto alle ultime prestazioni ma chiaramente i pizzicotti lasciano i lividi e quelli subiti da Catanzaro e Monza hanno fatto tanto, tanto male. Una vittoria nelle ultime sei partite avevano minato pesantemente le certezze della squadra rosa riportando il Palermo ad una realtà da comuni mortali, altro che corazzata!
L’inizio della partita di ieri ci ha lasciato interdetti perché sapevamo che il Pescara fosse una squadra affatto trascendentale che non vinceva una gara dallo scorso 21 Settembre ma i biancoazzurri spingevano da subito per tentare un effetto choc che per poco non riusciva davvero.
Prima del gol di Pierozzi, giunto al 23°, gli abruzzesi sfioravano il vantaggio al 6°, al 7° e al 20° minuto ma dopo il vantaggio i ragazzi di Inzaghi prendevano sempre più in mano il pallino del gioco legittimando il risultato.
Nella ripresa Inzaghi lasciava negli spogliatoi un apatico e impreciso Le Douaron per rispolverare il vecchio bomber, il capitano, il vice-recordmam di marcature all time del Palermo: Matteo Brunori.
Gasato dalla festa, dalle leggende in tribuna, dagli ex compagni Floriano, Martin e Pelagotti, forse, Brunori entrava molto velocemente in partita non prima, però, di assistere al raddoppio di Segre (subentrato già nella prima frazione di gioco all’infortunato Gomes) al 1° minuto della ripresa grazie ad una potente incornata a incrociare da destra verso sinistra su cross di Pierozzi che trafiggeva imparabilmente il povero Desplanches.
Il Pescara in pratica lasciava il campo al Palermo e al 55° Pohjanpalo colpiva il suo quarto legno stagionale.
I padroni di casa colpivano ancora al 58° sempre con un super-Pierozzi, al 73° con Brunori che, imbeccato perfettamente da Pohjanpalo, si sbloccava in questa stagione abbandonando la casellina di quota zero in classifica marcatori e poi ancora al 83° con Diakitè che era entrato in campo appena 4 minuti prima e che sfruttava benissimo di testa un cross molto bello del giovane più discusso dell’organico rosa: Alijosa Vasic.
La gara assumeva, minuto dopo minuto, i contorni dell’apoteosi anche se, a dirla tutta, il Pescara visto dopo il primo quarto d’ora di partita risultava essere sempre più solo una pratica da espletare.
E così, sul rotondo punteggio quasi tennistico di 5-0 la partita si concludeva lasciando spazio al post-show e alle interviste finali laddove ancora una volta, la terza in una settimana, mister Inzaghi si lasciava andare ad un atteggiamemto oltremodo discutibile nei confronti di un giornalista locale, tra l’altro appartenente alla Radio Ufficiale che trasmette le partite del Palermo.
Alla domanda di Giovanni Di Marco che ricordava a Inzaghi l’ottima partita eccetto il primo quarto d’ora, inaspettatamente difficile, il tecnico piacentino si lasciava andare ad una risatina di scherno, ad un’espressione di palese fastidio e pronunciava esattamente queste parole: “Anche oggi con sto quarto d’ora… Facciamo sempre ridere… dai… dai… andiamo avanti” per poi, alla domanda di un giornalista pescarese, aggiungere:
“Eh tu vieni da fuori vedi? Forse hai visto quello che ho visto anch’io” come a voler denigrare l’intera categoria di cronisti sportivi palermitani rei, forse, di non vederla come lui.
Adesso… io posso anche sforzarmi di capire che nel momento difficile i nervi possano non esser del tutto saldi ma se dopo due mesi di stagione Inzaghi è già così cotto da un ambiente che sicuramente è impegnativo ma mai eccessivamente critico? Inizio a capire il motivo per il quale l’ex centravanti del Milan continui a scegliere di non cimentarsi nella massima serie: probabilmente sa di non essere in grado di reggere piazze con pressioni leggermente più impegnative.
Di certo c’è che il mister continua a mostrarsi offensivo e supponente verso i giornalisti palermitani denitando il tipico atteggiamento di chi, provenendo dal nord, viene qui convinto di saperci insegnare a campàre e di potersi cimentare in una specie d processo di civilizzazione della tifoseria e della stampa.
Prima ha dato del disonesto a Pisciotta, poi dell’inadeguato a Ciappa per chiudere la settimana ridendo in faccia a Di Marco e a tutta la classe giornalistica locale.
Beh… io spero con tutto me stesso che Inzaghi possa essere colui che porterà in A il Palermo e se lo farà godrà della mia massima stima sportiva, in quanto a quella dell’uomo la strada la vedo molto ma molto in salita.


















