E’ notizia di oggi che l’assessorato regionale dell’istruzione e della formazione professionale ha ritirato il contestato Avviso 7/2023. Il decreto n.615 del 5 maggio scorso, pubblicato nel corso dell’odierna giornata sul sito istituzionale, recita così all’articolo 1: “Il DDG n. 609 del 30/04/2025 concernente Avviso 7/2023 seconda finestra 2025-2026 – “Costituzione Catalogo Regionale
dell’Offerta Formativa e correlata realizzazione di percorsi formativi di qualificazione mirati al rafforzamento dell’occupabilità in Sicilia” del PR Sicilia FSE+ 2021-2027 (CCI – 2021IT05SFPR014) e relativi allegati è annullato.
La motivazione richiamata nel decreto è: “che taluni allegati contengono dei refusi”.
Intanto, nella giornata di ieri le associazioni datoriali Asef, Assofor, Federterziario e IForm hanno inviato una nota pesante indirizzata all’assessore Turano, al dirigente generale Signorino ed al presidente della Commissione Lavoro dell’Ars. Oggetto della contestazione il riferimento al contratto collettivo nazionale di lavoro siglato da Cgil, Cisl e Uil come unico contratto di riferimento da applicare e la modalità del click day per prenotare le risorse relative all’avvio dei percorsi formativi indirizzati ad adulti disoccupati.
Nella nota si puntualizza che: “Il testo presenta problemi di chiarezza e comprensibilità, perché, di fatto, modifica l’art. 51, (Disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della normativa in tema di mansioni di cui al D.lgs. 15 giugno 2015, n. 81), tentando di introdurre fattispecie che gli sono estranee. Tale mancanza di chiarezza può determinare problemi interpretativi e, conseguentemente, contenziosi”.
Le organizzazioni datoriali hanno precisato che: “L’ Art. 3 dell’Allegato 5 – Atto di adesione, sembrerebbe voler introdurre una sorta di automatismo nell’applicazione delle disposizioni “più favorevoli” provenienti da altri contratti collettivi diverso da quello applicato, ma questo approccio contrasta con i principi consolidati in materia. Come evidenziato dalla giurisprudenza, in particolare dalla Cassazione n. 27631/2023, il rapporto tra contratti collettivi non può essere risolto in base a principi di gerarchia e specialità propri delle fonti legislative, ma sulla base dell’effettiva volontà delle parti sociali. In assenza di volontà delle parti, una norma di qualsiasi rango non può prevedere l’applicazione “obbligatoria” di questo o di quel CCNL o di parte di un CCNL in sostituzione del CCNL invece pattuito. E’ del tutto inammissibile la possibilità che si possa creare una contrattazione che sia il frutto di una “miscellanea” di diversi contratti in assenza di volontà esplicita delle parti”.
Oggetto di contestazione anche il principio del favor: “La proposta introdotta con l’ Art. 3 dell’Allegato 5 sembrerebbe introdurre una forma generalizzata di applicazione del trattamento “più favorevole”, ma lo fa in modo tecnicamente impreciso. Come chiarito dalla Cassazione n. 24090/2023, il rapporto tra contratti collettivi deve essere regolato secondo l’effettiva volontà delle parti sociali, in ragione della reciproca autonomia delle discipline e del loro diverso ambito applicativo. La formulazione proposta creerebbe notevole incertezza nell’individuazione della disciplina applicabile, rendendo difficile stabilire quali disposizioni di altri contratti collettivi potrebbero essere considerate “più favorevoli” e quindi applicabili”.
Le associazioni datoriali Asef, Assofor, Federterziario e IForm hanno avanzato una proposta alla luce dei rilievi evidenziati: “Alla luce di quanto esposto si chiede di riformulare la proposta, limitando il riferimento all’art. 51. Il resto è una inutile forzatura che aprirebbe solo a contrasti e diffide e contenziosi”. Non cessano le polemiche nel settore della formazione professionale sulla pubblicazione e immediato ritiro dell’Avviso pubblico 7/2023 che stanzia oltre 60 milioni di euro per percorsi formativi destinati ad adulti disoccupati con la finalità di riqualificarli per il collocamento nel mercato del lavoro. La situazione resta ingarbugliata nell’imbarazzo del governo regionale che si ritrova sul tavolo una matassa da sbrogliare. Intanto, da oggi l’Avviso annullato è con tutto il carico di responsabilità politica per la mancata chance dei disoccupati a partecipare ad un percorso formativo che potrebbe significare il ritorno al lavoro.