Diciamocelo, abbiamo tutti un’inconfessabile attrazione per la “cultura bassa”. Altrimenti non si capirebbe perché, pur rifiutandone il messaggio e gli effetti – che è quello dell’accettazione della propria misera condizione (non importa se autoproclamandosi festa nazionale alla maniera del vecchio avanspettacolo in stile“Bagaglino” o il nichilismo meridionale di Ciprì e Maresco) –, ci torniamo sempre su.
Gettando uno sguardo sulla politica provinciale, le cose non appaiono certo rosee, eppure nulla è più avvincente di questo infinito susseguirsi di eventi politici senza senso che avvinghia Marsala da più di due decenni, imprigionata in un dibattito sul nulla o su nomi e nomignoli che, anche quando carichi di una massa non indifferente di voti, rimandano a parafrasare il titolo di un altro mito cinematografico degli anni ’80 e ’90 del regista Carlo Vanzina: “sotto il consenso, niente”.
Marsala, oggi, e ancor più di un monumento marmoreo, è ferma. Non di certo la “statua mutila / in fondo ad un’acqua chiara” di una delle poche poesie (Hic et Nunc) pubblicate in vita da Leonardo Sciascia, “fermato in un gesto – e spezzato”. Perché in quel tipo di immobilità c’era almeno il fermo-immagine del gesto nel suo momento più alto e drammatico, c’era l’invito di riflessione, anche prima di concluderla. Qui no, c’è solo un affannato rincorrersi da una parte all’altra senza alcuno scopo che quello di non farsi prendere.
Anzi, proprio a questo proposito, a inizio giugno, nei miei social, dove si alternano contenuti che vanno dal serio al faceto con la stessa disinvoltura con cui a Marsala si cambiano assessori, mi cimentavo in un’altra parafrasi di un refrain molto in voga negli ultimi decenni, sebbene là rivolto alla situazione del centrosinistra nazionale. Ma, a ben pensarci, si adatta bene anche a tutto l’arco politico marsalese.
Insomma, in questo quadro politico siffatto, si sta come in Africa, dove “ogni mattina, quando sorge il sole, un partito, un movimento, un consigliere o un ex-qualcosa si sveglia e sa che dovrà correre più dell’altro o verrà (politicamente) ucciso. Ma ogni mattina, quando sorge il sole, anche l’altro si sveglia e sa che dovrà correre più del partito, del movimento o dell’ex-qualcosa per non morire di fame. Ogni mattina, a Marsala, non importa che tu sia un partito, un movimento o un ex-qualcosa, l’importante è che cominci a correre. Non importa la direzione.
In questa giungla di tutti contro tutti non è, ovviamente, la sola forza bruta che fa premio, ma la capacità di saper disarmare gli altri. Ed ecco che, tra oggettivi slanci amministrativi personali e innegabili errori nello scegliere i compagni di ventura, l’abilità insuperabile del vecchio democristiano ha permesso a Grillo di farla silenziosamente da padrone. E questo detto senza alcun accento moralistico, giacché ognuno poi ha la sua, in specie in un paese disgregato come quello che viviamo. Ad esempio, c’è chi cerca l’avviso di garanzia per indirizzare il proprio voto, e non dico che faccia male. A me invece basta anche l’aver preso nota della fuga dalla propria città perché ritenuta non degna di un impegno, al contrario riservato con passione a un’altra città, salvo poi ricordarsi improvvisamente di esser marsalesi non appena arrivi la profferta di una poltrona da Sindaco.
La verità è che Grillo ha già vinto, che vinca o meno le prossime elezioni, che il suo destino politico sia davvero segnato o abbondantemente rilanciato. Naturalmente alla maniera sua o del centrodestra. Ma, alla fine, ha dimostrato che quelli che gli fanno tanto la morale non hanno nemmeno la statura. E, no di rado, nemmanco la coscienza così apposto da potergliela fare.
E allora pari e patta e guardiamoci l’ultimo duello elettorale? Beh, no.
Il circo cittadino è comunque impietoso. Un circo di quelli modesti, surrogato della grande tradizione circense che era almeno cosciente di recitare una parte, e una qualche funzione sociale. Oggi proliferano liste e personaggi improbabili, vecchi o nuovi da conoscere, autoreferenziali e per nulla preoccupati della crescente disaffezione popolare al voto. Anzi, meno siamo e più larghi stiamo.
Guardate i consiglieri provinciali eletti all’ultima tornata provinciale: un esempio di quanto il ceto politico di questo territorioconsideri qualsiasi istituzione come il proprio pedalò tirato a secco in spiaggia: è loro e, se gli sorge il capriccio di farci fare un giro “allo zio o al nonnetto”, lo fanno e basta! Anche Grillo, ad esempio, visto l’andazzo, avrà pensato di fare lo stesso con la sua bella giunta assessoriale ancora fiammante, pur coi chilometri che comincia ad avere. Tanto, così fan tutti.
Ovviamente, una miriade di reazioni, in mezzo alle quali, in quella che non è certo una metropoli, non si riesce più nemmeno a rinvenirne l’autenticità.
“Il Centrodestra scarica Grillo”. “Ma no, c’è un comunicato firmato da circa una ventina tra vecchi e nuovi dirigenti che lo conferma”. Ma è verificato? Boh, non so. È almeno verificabile? “Non risponde nessuno”. E allora chiediamo al centrosinistra. “Ma che vuoi che ti dicano quelli? Abbasso Grillo, abbasso il centrodestra, viva noi e quello che decideremo per i cittadini”. Almeno qualcuno parla di progetti? “Ssst, che ci sono i bambini: non voglio che sentano queste parolacce”. Ma, almeno in Consiglio comunale si dice qualcosa al riguardo? “Sono tutti in Commissione”. Ancora? “Forse c’è l’aria condizionata in Commissione?”. Sì, funziona a gettone.
E intanto il capitano della giostra è lui, il tanto vituperato (e non sempre a torto) Massimo Grillo, che gli gira la ruota mentre tutto gli altri (deputati, consiglieri e nuovi parvenu della politica nostrana, da Fdi al Pd) ci sguazzano e ridono come fanciulli sui cavallucci solo preoccupati che nessuno lo venga a svegliare rivelandogli che stanno solo girando in tondo da mesi e, forse, da anni.
Ninny Antonino Aiuto
